Marcovaldo guardava la sua nuova casa come si guarda un animale strano e docile, arrivato per caso nella sua vita. Era a Milano, sì, ma un angolo di Milano che gli pareva quasi una promessa: silenzioso al mattino, azzurro al pomeriggio, profumato di pioggia la sera. La zona giorno – così la chiamava l'agente immobiliare – aveva una finestra e una porta finestra, e da lì si accedeva al balcone, un balcone vero, largo abbastanza da metterci un tavolino e due sedie. E lì Marcovaldo, come un re in esilio finalmente tornato al trono, mangiava con il viso al cielo, cercando negli angoli azzurri tra i palazzi qualche traccia di nuvole, o un volo di piccioni che facesse da contorno al pasto. Il bagno... ah, il bagno! C’era una finestra. Una vera finestra. E per Marcovaldo, abituato a radersi nel vapore, tra ombre e riflessi opachi, quella piccola apertura sul mondo era un lusso senza pari. Ora la barba se la faceva alla luce del sole, guardando le foglie tremare sugli alberi del cortile, e gli pareva quasi di essere in villeggiatura. La camera matrimoniale – che lui occupava da solo, ma con dignità – aveva una finestra così grande che al mattino sembrava di svegliarsi in un quadro. La luce entrava senza chiedere permesso e faceva brillare le lenzuola come neve sotto il sole. Infine, gli armadi. Ce n’erano due, uno nell’ingresso e uno nell’antibagno. Spaziosi, ordinati, con un odore di legno nuovo che gli dava fiducia. Marcovaldo, che fino a poco prima arrotolava le camicie nei cassetti, ora le appendeva con rispetto, come se fossero abiti da gran gala. In quella casa, ogni finestra era una promessa. Ogni armadio, un inizio. E ogni pasto sul balcone, un piccolo sogno che finalmente s’era avverato. Ma la vita gli aveva riservato una grande sorpresa, ora possedeva un garage e certo avrebbe potuto mettere li la sua bicicletta ma il destino gli diceva che era arrivato il momento di avverare un altro sogno, avere un’auto e che auto poteva entrare in quel garage? Da quando aveva lasciato la Sbav per la Fiat aveva sempre sognato una 500 azzurra come il cielo e con il tettuccio apribile e chissà se Domitilla avrebbe accettato un invito ad uscire… Continua a leggere...
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